Passione e innovazione. Sono i punti cardine di Re.Mi, società di servizi che opera nel settore immobiliare principalmente su Milano, con due precisi ambiti di specializzazione, come racconta a TgcomLab il titolare 37enne Paolo Pertici: “Da un lato ci occupiamo con modalità innovative della commercializzazione di nuovi progetti di sviluppo residenziali e dall’altro siamo un hub di consulenza per l’accesso a un network esclusivo di contatti e opportunità di investimento”.
Quando è nata Re.Mi?
Ho costituito Re.Mi nel 2008 dopo alcuni anni di apprendistato nel campo della tradizionale intermediazione immobiliare.
La mia formazione professionale è quindi stata soprattutto “sul campo” avendo iniziato a lavorare molto giovane, cosa di cui vado tra l’altro orgoglioso.
Si è trattato di un periodo fondamentale durante il quale, nonostante le difficoltà del caso, mi sono reso conto di come il settore stava cambiando – lasciatemi dire, fortunatamente – verso logiche più evolute e strutturate, sempre più simili a quelle di un’industria moderna. Fin dalla nascita della società abbiamo quindi fatto una scelta in controtendenza per il settore, investendo risorse ingenti sull’organizzazione e sugli strumenti tecnologici, con l’intuizione che era possibile acquisire quote di mercato nei confronti di un contesto competitivo ancora molto frammentato e legato a logiche “tradizionali”.
Qual è l’elemento di forza della sua azienda?
Considerando che operiamo in un settore dove ogni progetto immobiliare ha sempre delle caratteristiche di unicità e ogni investitore ha per sua natura delle aspettative peculiari, ciò che ci caratterizza è la capacità di offrire ai nostri clienti l’attenzione di un servizio “tailor made”, ma con un metodo strutturato in termini di tecniche di analisi, processi e tecnologie.
Mi sforzo quotidianamente di trasmettere questa filosofia di approccio a tutti i miei collaboratori e oggi posso dire di contare su un team stabile di professionisti che rappresentano un fattore distintivo della società. Questo obiettivo è tuttavia conseguibile solo con un’ottica di lungo periodo della gestione dell’azienda, che si concretizza con investimenti costanti nell’innovazione dei processi.
Nello specifico degli strumenti tecnologici, ad esempio, oggi Re.Mi è l’unico operatore che ha sviluppato “in house” un software estremamente sofisticato per la navigazione interattiva 3D dei progetti immobiliari, attraverso il quale offriamo ai clienti una customer experience unica per la visione e comprensione del loro investimento, peraltro integrata con sistemi di comunicazione e visita virtuale, tanto importanti in questo periodo di limitazioni agli spostamenti e al rapporto interpersonale.
Qual è la competenza più importante richiesta ad un manager oggi?
Sono sempre più convinto che per essere un buon manager di azienda sia oggi anzitutto fondamentale riuscire a interpretare e adattarsi velocemente in un contesto che cambia continuamente sotto tutte le dimensioni di analisi, sia sociali che economiche e di mercato. Penso che rispetto al set di competenze tipiche del passato la vera novità sia appunto saper gestire adeguatamente l’elemento dell’incertezza, divenuto una costante con cui sarà necessario convivere in futuro.
Quale consiglio dà a chi vuole intraprendere una carriera nel settore immobiliare?
Come ho già accennato, penso che l’approccio alla professione dell’intermediario immobiliare debba necessariamente essere diverso da quello tipico del passato, basato quasi esclusivamente su forti competenze relazionali.
Oggi il mercato richiede dei professionisti non improvvisati, credibili perché capaci di abbinare competenze e metodo.
Consiglierei quindi di approcciare il mercato immobiliare partendo dall’acquisizione di competenze di base trasversali di marketing, economiche e tecnologiche per poi specializzarsi professionalmente seguendo percorsi di certificazione in parallelo all’attività di apprendistato. Non a caso oggi noi stessi favoriamo anche innesti in azienda di persone con background formativo ed esperienze lavorative non necessariamente immobiliari, favorendo una cultura aziendale diversa ed un approccio innovativo al settore.
Come la pandemia ha cambiato il settore?
Il Covid-19 è probabilmente l’esempio limite dei fenomeni che generano incertezza e che oggi dobbiamo imparare ad affrontare nel quotidiano.
Partendo dall’assunto che si tratta di un tragico evento eccezionale allo stato imprevedibile anche nella durata dei suoi effetti, bisogna d’altro canto presumere che abbia una durata comunque limitata nel tempo. Il settore immobiliare, soprattutto se connesso ad attività di sviluppo/costruzione, in questo contesto è quello che sotto il profilo degli investimenti può aiutare ad affrontare l’inevitabile momento di crisi socio-economica in atto, avendo per sua natura un orizzonte temporale di medio/lungo termine.
Ciò detto, è tuttavia chiaro che la pandemia ha notevolmente accentuato fenomeni di concentrazione verso segmenti di prodotto di qualità, con una penalizzazione a mio avviso strutturale del parco immobiliare oramai obsoleto per questioni sia anagrafiche che di tipologia/destinazione d’uso. Se penso a come abbiamo affrontato gli ultimi mesi, devo dire che mediamente ho notato una capacità insospettabile degli operatori di reagire sul fronte della creatività e adattamento.
Tutto sommato l’esigenza di restare in contatto con i clienti in forme diverse dal consueto ha spinto anche gli operatori di un settore poco propenso all’innovazione come il nostro a investire sia sul miglioramento delle infrastrutture informatiche che sulle competenze necessarie per il loro utilizzo.
In ultimo, non sottovaluto minimamente le tendenze in atto sotto il profilo della domanda, soprattutto per quanto riguarda la “forzosa” riscoperta del concetto di qualità dell’abitare nelle sue diverse accezioni, dagli spazi aperti alla salubrità derivante da materiali e impianti di ultima generazione. Anche in questo caso ritengo tuttavia sia un fenomeno di maturazione della domanda già in atto da alcuni anni e con il quale gli operatori più evoluti avevano già iniziato a confrontarsi adeguando l’offerta e i servizi associati al prodotto venduto.
Quali sfide vi aspettano?
Nel generale quadro di rallentamento economico in atto, penso che nel settore immobiliare nel breve/medio periodo assisteremo ad una maggiore selettività da parte sia degli investitori/acquirenti che degli istituti di credito.
D’altro canto, stiamo già rilevando l’arrivo sul mercato di un maggior numero di opportunità potenzialmente interessanti in ottica sia di sviluppo che di investimento a reddito. In questo quadro, per una società come Re.Mi sarà quindi ancor più fondamentale la capacità operativa nel selezionare progetti ed opportunità di investimento, favorendo al contempo l’integrazione delle fonti di finanziamento con forme alternative (ad esempio club deals).
Al contempo, ci rendiamo conto che per garantire livelli di performance di vendita in linea con le aspettative dei committenti, sarà necessario continuare e rafforzare il percorso di investimento nell’evoluzione degli strumenti e competenze a nostra disposizione.
Come si tiene aggiornato?
Parlando del mio settore di attività, di base ho l’abitudine di tenere sotto controllo una serie di fonti specializzate nel campo immobiliare, includendo una serie di argomenti trasversali che spaziano dall’urbanistica al legale e fiscale per aspetti che attengono al nostro settore. In effetti, devo dire che spesso dedico particolare attenzione a fonti estere, Usa in particolare, perché trovo più spesso degli spunti e/o idee meno approfondite in Italia.
All’interno dell’azienda abbiamo peraltro strutturato un semplice processo di raccolta e condivisione di pubblicità e news, molto utile per uno scambio di idee nel quotidiano. Ho, tuttavia, imparato negli anni che la tempestività delle informazioni è un aspetto imprescindibile, soprattutto nel settore Real Estate italiano. Mi impegno perchè Re.Mi abbia nel proprio dna la costante attenzione a intercettare informazioni sul mercato tramite soprattutto un network di relazioni personali con soggetti esterni al mondo immobiliare. Il nostro lavoro, alla fine, è comunque molto di relazione e – se si ha il giusto atteggiamento di ascolto – non vi è modo migliore di tenersi aggiornati che imparare da chi ne sa più di te.
Come trascorre il suo tempo libero?
Sono una persona da sempre portata alle relazioni interpersonali, quindi devo dire che amo particolarmente trovare occasioni per passare le mie ore libere con amici insieme a mia moglie, spesso unendo la mia passione per la gastronomia e il vino.
Viaggiare è poi il modo in cui riesco meglio a “staccare” dal lavoro e pensare ad altro, motivo per il quale mi sono imposto di separarmi fisicamente dal quotidiano almeno ogni tre mesi, anche se per pochi giorni. Ultimamente, ho poi deciso come tanti di curare meglio il benessere fisico e, con grande difficoltà organizzativa, mi sono imposto un calendario stringente di attività soprattutto cardio e isotoniche.
Un grande successo e/o un errore da cui ha imparato qualcosa?
Fortunatamente, vi sono stati alcuni momenti in cui le sfide lavorative si sono concretizzate in vere e proprie grandi soddisfazioni.
Tuttavia, pur rendendomi conto di poter sembrare retorico, se penso a qualcosa che possa sinceramente definire un mio successo, penso immediatamente a come sia riuscito a creare con la mia azienda un’occasione di benessere e crescita per diverse persone che lavorano con me.
Si tratta probabilmente del retaggio di una provenienza da una famiglia umile, ma io continuo a considerare un privilegio il fatto di poter vivere serenamente
con i propri cari.
Degli errori invece preferisco non parlare, semplicemente perché durante il percorso di crescita ne ho fatti ovviamente diversi e da tutti ho la presunzione di aver imparato qualcosa, come dovrebbero fare tutti gli imprenditori che vogliono in qualche modo innovare rispetto al passato. Anche in questo caso, tuttavia, ritengo sia importante pagarne personalmente le conseguenze, senza che ne abbiano conseguenze negative i propri clienti o collaboratori.